Rapporto Gimbe, ogni famiglia nel Lazio spende quasi 2mila euro per spesa sanitaria privata
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Secondo il rapporto della Fondazione Gimbe sulla spesa sanitaria privata (dati riferiti al 2023), la spesa media nazionale per la salute è di 1.414 euro a famiglia all'anno. E il Lazio è la regione italiana dove si spende di più: 1.852,2 euro contro i 998 euro della Sardegna, ultima in classifica. Inoltre, si legge ancora nel rapporto Gimbe, il 10,5 per cento dei cittadini del Lazio ha rinunciato alle cure nel 2023, a fronte di una media nazionale del 7,6 per cento.
Per quanto riguarda la spesa pro-capite, il Lazio è al terzo posto in classifica con 852 euro (la media nazionale è 730 euro) dopo l'Emilia Romagna (861 euro di spesa pro capite) e la Lombardia (1.032 euro spesa pro capite). Da questo punto di vista le regioni più virtuose sono Campania (431 euro pro capite), Calabria (416 euro) e Basilicata (377 euro).
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Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma, ha spiegato all'agenzia Nova che la spesa media pro-capite nel Lazio "è stata più alta rispetto alle altre Regioni perché chiaramente i tempi per fare una prestazione sono piu' lunghi, quindi i cittadini sono costretti a pagarsi la prestazione e il costo è più alto".
Secondo Magi, "il Sistema sanitario nazionale dovrebbe garantire dei tempi idonei a tutti i cittadini. Troppe persone oggi si pagano le prestazioni e non va bene, nella maniera piu' assoluta. Impressiona l'abbandono delle cure da parte delle persone meno abbienti che non si curano, non avendo le possibilità economiche".
Per l'ex assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, "i dati in netto peggioramento rispetto agli anni precedenti. Questo significa che stanno aumentando le disuguaglianze, chi è in difficoltà economiche rinuncia alle cure, mentre chi ha capacità economiche fugge dal sistema pubblico, aumentando così la spesa completamente privata. Questa forbice è aumentata durante il governo del centrodestra, sia per il sottofinanziamento del Fondo sanitario nazionale, che ha raggiunto il livello più basso negli ultimi 10 anni, sia per lo spostamento, a livello regionale, verso prestazioni totalmente private. Senza l’avvio di una stagione di riforme che ripensi completamente il nostro sistema, partendo dalla prevenzione, il rischio è di compromettere definitivamente l’uguaglianza e l’accessibilità alle cure prevista dalla nostra Costituzione".
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